La tortura. La tortura nel mondo antico

La tortura

La tortura nel mondo antico




Non si accenna a torture nel Codice di Hammurabi né alle procedure giuridiche indiane, né alla Bibbia, se si fa eccezione la battitura con le verghe, considerata però una pena e non una tortura. In Palestina lo statuto della tortura è presente in epoca piuttosto tarda: le fonti, in paritcolare Giuseppe Flavio, riportano che Erode I il Grande usò la tortura in almeno due processi. Alcuni studiosi ipotizzano pertanto che Babilonesi, Indiani ed Ebrei, non applicassero la tortura, contrariamente invece agli Egiziani e ai Persiani. In Egitto la tortura è attestata dalle fonti, in particolare Luciano Ammiano ed Eliano, fin dal XII secolo a.C., mentre Erodoto sostiene che in Persia era pratica comune. 
Alla base dei processi vi era la testimonianza. Questa veniva convalidata dagli uomini liberi tramite un giuramento, mentre per gli schiavi era prevista la tortura. I padroni potevano concedere i propri schiavi alla tortura o rifiutare, patteggiare le forme di supplizio ed essere risarciti in caso di danni permanenti alla persona dello schiavo. 
La tortura più comune era il flagello, seguito dalla ruota, che serviva a slogare le giunture, e da molte altre, come si può leggere nelle Rane di Arisofane: <<Appendilo alla scala, /sferzalo a sangue, legalo alla ruota, /dagli la fune, versagli l'aceto/ nelle narici, scorticalo, mettigli/tegoli sulla pancia, fagli tutto!>>.
Per gli uomini liberi, ad Atene abbiamo notizia di applicazione della tortura su uomini liberi solamente nel periodo della tirannia, mentre il governo democratico la vietava. In altre zone della Grecia si era sottoposti a torture, per delitti molto gravi, come, ad esempio, l'accusa di lesa maestà. In alte zone della Grecia si era sottoposti a torture per delitti molto gravi, come, ad esempio, l'accusa di lesa maestà. La tortura era invece molto più usata nelle colonie, in particolare in quelle della Magna Grecia. 
Per il mondo romano, le torture più comuni usate sugli schiavi erano vari tipi di torsioni dei muscoli, lo slogamento delle giunture e la rottura delle ossa, ottenute in particolare con il cavalletto e le fidiculae. Il cavalletto chiamato equleus, consisteva in una macchina di legno simile a un cavallo sulla quale si legava la persona, che veniva sottoposta a stiramento tramite corde e pesi. Le fidiculae erano cordicelle che venivano usate per slogare gli arti. Altri supplizi erano gli unci, uncini con i quali venivano straziate le carni, lastre di bronzo arroventate, e la flagellazione con le plumbatae, staffili formati da numerose cordicelle legate assieme, che alla fine avevano a volte uncini, a volte invece pesi di piombo. 

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