Edvard Munch

 Edvard Munch


Edvard Munch, 12 dicembre 1863, 23 gennaio 1944

Una visione tragica della vita


Edvard Munch, La bambina malata, 1885-1886. Olio su tela, 119,5x118,5 cm. Oslo, Nasjonalgalleriet.


Edvard Munch, Il bacio, 1897. Olio su tela, 99x81 cm. Oslo, Munch-Museet.

Edvard Munch (1863-1944) il più importante dei pittori norvegesi, uno dei due principali precursori della pittura espressionista. 
Vide morire di tubercolosi la madre quando egli aveva cinque anni e poco dopo perse allo stesso modo la sorella maggiore; suo padre, un modello ossessionato dalla religione, morì lasciandolo completamente solo quando aveva diciotto anni. Malgrado il suo fascino, ebbe un rapporto difficile con le donne, seguendo, in questo, un atteggiamento misogino tipico degli intellettuali del suo tempo. Già da un quadro precoce come Il Bacio si rileva come egli vedesse il rapporto tra maschio e femmina: come un amplesso in cui l'identità maschile poteva essere messa in pericolo, quasi assorbita da una donna-mantide. 
Contribuì a una visione tragica della vita l'atmosfera in cui Munch si formò, quella stessa Norvegia ossessionata da convenzioni bigotte e afflitta dalla depressione a cui si devono i drammi teatrali di Ibsen e le opere di Strindberg. 

Fonti e tecnica


Edvard Munch, Srera sulla via Karl Johann, 1892, Olio su tela, 84,5x121 cm. Bergen, Collesione Rasmus Meyer.


In quest'opera, la solitudine incomunicabile dell'uomo diventa anche un attacco feroce alla borghesia. 
Dal corteo "funebre", in cui spiccano gli occhi sbarrati dei personaggi ridotti a maschere, si stacca una figura nera, che si incammina sulla destra, Metaforicamente essa rappresenta l'artista che si sottrae al controllo sociale e non chiede consensi né alla classe dominante né alla massa. 

Munch fu anche un grande viaggiatore e conobbe le maggiori correnti artistiche europee: le sue fonti furono la linea curva dell'Art Nouveau e la pittura simbolista. 
Nel 1885 visitò Parigi per la prima volta, dove venne influenzato da artisti come Toulouse-Loutrec, Degas, Van Gogh e soprattutto Gauguin. 
Sempre a Parigi, piena com'era di testimonianze che arrivavano da civiltà lontane, vide in una mostra alcuni reperti Maya, tra cui una mummia in posizione fetale, che lo impressionarono profondamente: i visi della sua pittura successiva, così scarni da sembrare teschi, ne sono una reminescenza. 
La bambina malata (1885-1886) non mancò di suscitare scandalo: benché il tema fosse convenzionale (si parlava allora di "pittori dei cuscini" alludendo a coloro che ritraevano la malattia), la tecnica nervosa ed essenziale in cui era stato dipinto creò sconcerto e disprezzo nella critica, tanto che le mani delle due donne, congiunte in un saluto estremo, vennero paragonate a purea di aragosta. 
Nel 1892 fu organizzata una mostra pubblica di sue opere a Berlino, che venne chiusa per lo scandalo suscitato ancora una volta dalla tecnica utilizzata: una pittura disinvolta che lasciava ampi margini al non finito, con stesure apparentemente sciatte di colore opaco, in cui si riconoscevano il gesto della mano, e la setola del pennello. 
La notorietà che gli derivò da quell'episodio e l'affetto di molti giovani artisti tedeschi che anche in seguito a quell'evento fondarono la Secessione Berlinese, lo convinsero a rimanere in Germania: il suo periodo creativo più fertile si verificò durante la sua permanenza a Berlino, dal 1892 al 1908, salvo un viaggio a Parigi nel 1895. I
Il suo stile di vita vagabondo, lo condusse nel 1908 a una crisi nervosa, dopo la quale venne internato per otto anni a Copenhagen e che determinò il suo ritorno definitivo in Norvegia. Visse il resto dei suoi anni in una grande casa di Oslo, della quale usava solo poche stanze: alla sua morte vi si trovarono ammassati un migliaio di quadri, sei sculture e un'enorme quantità di grafiche; per volontà di Munch questo patrimonio venne lasciato alla città, dove dal 1963 gli fu dedicato il Munch Museet. 

I temi della pittura di Munch


Madonna 1


Edvard Munch, Madonna, 1894-1895. Olio su tela, 91x70,5 cm. Oslo, Nasjonalgalleriet.


Edvard Munch, Pubertà, 1894, Olio su tela, 151,5x110 cm. Oslo, Nasjonalgalleriet. 

Quanto ai temi affrontati da Munch, egli cercò di descrivere le proprie emozioni in modo da generalizzarle, adattandole alla vita interiore di qualsiasi uomo. Per questo intendeva riunire tutte le sue opere in ciò che definì "il fregio della vita", un unico scorrere di immagini, emozioni e ricordi. 
Nel diario che iniziò a scrivere dopo il ritorno a Parigi, si legge "Non è precisamente mia intenzione ricostruire la mia vita. Piuttosto è mia intenzione cercare le forze segrete della vita, per tirarle fuori, riorganizzarle, intensificarle allo scopo di dimostrare il più chiaramente possibile gli effetti di queste forze sul meccanismo che è conosciuto come vita umana, e nei suoi conflitti con le altre vite umana".
Perfezionista e tormentato anche nello stile dalla costante incapacità di optare per una scelta definitiva, ovvero da ciò che il filosofia danese S. Kierkegaard definì il sentimento dell'angoscia, Munch ha espresso la sua ricerca in molte variazioni su di uno stesso tema, in soggetti sovente ripetuti con tecniche diverse: olio, tempera, xilografia, acquerello. Così, ora la pittura è metrica, ora piatta e non finita, ora indurita dagli effetti bianconeri dell'incisione sul legno.
La sessualità è vissuta come ciò che conduce alla vita ma anche alla morte, come "supremo inganno", per dirla come A. Schopenhauer: lo deduce bene dalla serie della Madonna (1895): questa figura sensuale ma cadaverica, al confine tra passione fisica e malattia, in una prima versione è corredata da una cornice sulla quale sono dipinti spermatozoi che si indirizzano verso un feto: vita e morte, piacere e dolore sembrano essere aspetti indissolutamente connessi. 
La società è interpretata come un luogo dove la solitudine di ciascuno resta incomunicabile, lo dicono gli sguardi allucinati e stretti nel silenzio del dipinto Sera sul viale Karl Johan (1892), che ritrae una passeggiata più simile a un corteo funebre, e i visi altrettanto muti de Il letto di morte (1896), una veglia in cui i familiari non si confortano a vicenda, ma anzi constatano e aumentano lo sconforto reciproco. L'individuo rimane solo, come nella famosa serie de L'Urlo (1893) e in Pubertà (1894): nel quadro una ragazza, ancora bambina nel busto e già donna nelle anche, copre il suo ventre nudo con una croce fatta dalle braccia. La croce è simbolo di morte e va a segnare il punto da cui nasce la vita. Sul muro retrostante appare, a minacciarla, la sua stessa ombra simbolo insieme di ciò che ha già vissuto e di ciò che l'aspetta. 
Nei quadri di Munch la sofferenza suggerisce delle precise soluzioni formali: l'ansia viene rappresentata da aloni attorno alle teste; l'incombenza della follia dai colori rossastri dei cieli; la paura dalle fughe prospettiche inaspettate su cui corrono strade, staccionate, ponti, letti; il distacco dalla realtà visibile e il contatto con quella interiore dalla libertà ricorrente dei confini tra le figure e il loro sfondo. 















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