Maria Tudor. Prefazione

Maria Tudor
Prefazione 


Maria Tudor


Elisabetta I

Non esistono monumenti a Maria Tudor in Inghilterra. Nel testamento la regina aveva chiesto che ne erigessero uno in onore suo e della madre, <<a degna memoria di noi>>, ma nessuno si curò di questo desiderio. Il giorno della sua morte, il 17 novembre, lo stesso dell'ascesa al trono della sorella Elisabetta, fu considerato festività nazionale per dei secoli; e, prima ancora della scomparsa della generazione che l'aveva acclamata sovrana, la contrapposizione tra <<l'oscurità, la brevità, e l'odiosità>> del suo regno e <<la gloria, la lunghezza e la prosperità>> di quello di Elisabetta I sarebbe diventata un luogo comune degli storici. Le generazioni successive la chiamarono <<Maria la Sanguinaria>> e giudicarono gli anni del suo governo sula traccia delle illustrazioni del Book of Martyrs (Libro dei martiri) di John Foxe: immagini di protestanti buttati in carcere, straziati dai ferri alle gambe, brutalmente percossi dai feroci aguzzini cattolici e tuttavia sempre assorti in preghiera nell'attesa dell'esecuzione, i volti già illuminati dall'estatica visione del paradiso. 

Maria, ii realtà, era un'insperata superstite di infinite sventure: sopravvissuta a un'adolescenza travagliata e vari malanni, al lento supplizio della madre, alle capricciose torture del padre, aveva poi corso micidiali pericoli durante il regno del fratello, Edoardo VI, e aveva infine ottenuto il trono quando le probabilità di vittoria erano tutte contro di lei. I contemporanei videro nella sua trionfale proclamazione una specie di miracolo, ed ella stessa si era davvero convinta di avere avuto in sorte da Dio il compito di ricondurre l'Inghilterra in seno al cattolicesimo. 

Maria regnò con la piena consapevolezza della maestà dei Tudor, facendo fronte con capacità e coraggio ai rischi di una grave crisi economica, di una rivolta civile e di una sommossa religiosa. 





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