La Transe. Introduzione

La Transe

Introduzione


La Transe. Frederic Mars 


<<Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l'atto più bello che si possa compiere>>. 
E. Zolla. Uscire dal Mondo

Il fenomeno della transe dell'alterazione di coscienza in generale ha sempre affascinato gli osservatori esterni, sollevando riflessioni, entusiasmi e dubbi sulla sua autenticità: l'idea che l'uomo possa volontariamente trascendere se stesso e spostare la propria attenzione su un altro livello di realtà esalta le sue capacità, mostrandone la statura eroica, e tradizionalmente si ritiene che, attraverso questo superamento delle barriere naturali, l'individuo si mostri nella propria complessità e dialoghi con la divinità. 
L'etimologia del termine si collega all'immagine del passaggio, della porta, della transizione da una condizione ad un'altra: la transe è assunta nel vocabolario italiano, mutandone la grafia, a partire dall'inglese trance, ma le origini si ricollegano al latino transire, passare dalla vita alla morte, <<trapassare>> e, in modo derivato, il passare in generale da una condizione a un'altra. 
Il fascino di questo fenomeno, che ha una diffusione mondiale si è manifestato attraverso i secoli; è legato sostanzialmente all'idea di un'esplorazione di un'altra dimensione e a quella di un'uscita dal mondo quotidiano per sperimentare nuove forme di esistenza. 
Percorso di coscienza o via di fuga, la transe si caratterizza per la legittimità accordatele dal contesto culturale in cui si situa e che la definisce. La sua specificità consiste nel riconoscimento pubblico di questo mutamento della coscienza, e nella definizione culturalmente condivisa delle tappe dell'esistenza che in tal modo si percorrono. 
Se infatti l'individuo infrange la barriera dell'ordinario può avventurarsi alla scoperta di altri mondi, egli lo fa dopo un'adeguata preparazione e dotato di una <<strumentazione di viaggio>> che lo tuteli da uno smarrimento: si tratta di un contatto con qualcosa di trascendente, un'esplorazione <<dell'altro da sé>>, e questo incontro esige un testimone che ne certifichi l'autenticità. Ciò che più di tutto caratterizza la transe, è infatti questa sua dimensione pubblica: ciò non significa che il passaggio possa avvenire in condizioni di separazione e isolamento che, al contrario sono da considerarsi tra i fattori più diffusi che la inducono; tuttavia, anche l'esperienza isolata del singolo esige un riconoscimento a livello sociale e una definizione da parte della comunità di appartenenza. Anche quando l'incontro con l'altra dimensione avviene in condizioni di drammatica solitudine, l'individuo è assistito da un codice di riferimento che li aiuta a orientarsi nella nuova realtà e al rientro egli condividerà i risultati del proprio viaggio. La transe, cioè, è innanzitutto un fenomeno culturale. 
Il vantaggio sociale di questa alterazione consiste nella condivisione dell'esperienza: la comunità si appropria così di un <<disordine>> emotivo e lo piega a una funzione di pubblica utilità: l'individuo che supera la barriera dell'ordinario lo fa in nome dell'intera società, diventando ambasciatore tra i due mondi. Questo spiega da un lato l'importanza sociale riconosciuta dal fenomeno nelle varie culture e dall'altro la necessità di ogni contesto di darne una definizione quanto più possibile precisa, che fissi la frontiera tra l'autentico e il simulato. 
L'alterazione della coscienza propria della transe, è indotta attraverso tecniche specifiche di azione sul corpo che appartengono al patrimonio culturale di ogni comunità: uso di <<sostanze magiche>>, tecniche di concentrazione, movimenti specifichi e musiche incalzanti fanno parte di questo codice di azione dell'individuo sulla propria coscienza. Si tratta di vere e proprie <<tecniche del corpo>> appositamente sudiate per giungere a toccare lo spirito. 
La transe è innanzitutto un avvenimento di ordine somatico che si caratterizza per un mutamento della percezione e della sensibilità dell'individuo coinvolto. Ciò non ha nulla a che vedere con un disturbo nervoso, una malattia o una dissociazione psicopatologica, come pretendono i suoi riduttori. Ma spesso, presso numerose popolazioni, la transe è terapeutica, uno strumento di guarigione per sé e una chiave di interpretazione clinica delle malattie altrui. Anche nella nostra cultura si parla di transe ipnotica a proposito della situazione di alterazione del soggetto in stato di ipnosi, quindi in situazione terapeutica. Essa quindi nasce nel corpo, come una sua pratica non patologica, ma insolita rispetto alle tecniche quotidiane, ed è terapia per il corpo, lo intrattiene, ne allevia i dolori. 
La transe di possessione, evidenzia ulteriormente il primato fisico della transe: nei rituali i posseduti diventano i <<cavalli degli dèi>>, prestando materialmente il corpo affinché la divinità possa incarnarvisi per qualche tempo e avere così un contatto con il mondo degli uomini. Anche nella fenomenologia delle cerimonie di transe diviene manifesta questa componente di fissazione corporea di qualcosa di imponderabile; e prepararsi ad accogliere la discesa dello spirito è, come direbbe l'antropologo Marcel Mauss, una <<tecnica del corpo>>,  alla quale si viene iniziati gradualmente. Solo dopo un'adeguata istruzione, si è in grado di controllare il dolore, giungendo a un grado di anestesia spesso sorprendente e, ai nostri occhi, spettacolare. Tutte le testimonianze dirette dello stato di transe raccontano di alterazioni della percezione di se stessi e del mondo esterno, di variazioni morfologiche del proprio corpo e di sensazioni distorte dello spazio circostante e del tempo trascorso, come se, davvero, la transe fosse un mezzo di trasporto fisico verso un altrove radicale. 
Ciò che viene sollecitato è l'insieme di <<corpo e coscienza>> che sono alterati nella loro relazione reciproca e in rapporto ad altro. La percezione e la capacità di relazione dell'individuo in transe vengono ristrutturate a partire da una nuova visione delle cose. Si tratta di una vera e propria ridefinizione dei parametri di significato, una nuova logica che si impadronisce della relazione tra interno ed esterno, tra l'individuo e l'ambiente, il soggetto e la comunità, l'uomo e la divinità. Questo salto qualitativo che l'individuo compie sembra dotarlo di un nuovo sguardo, di una capacità di penetrazione nei misteri dell'esistenza che gli consente un dialogo con gli dèi e con la natura. 
La transe rende possibile un incontro tra due livelli di realtà, tra l'uomo e la divinità, tra l'esistenza e il suo misterioso significato; abbattute le barriere che normalmente contengono la coscienza nei limiti del corpo, l'individuo in transe può incontrare nuove entità e dialogare con esse, esplorando significati normalmente oscuri. Ciò gli consentirà di acquisire nuove conoscenze, che lo trasformeranno in un sapiente, in una persona capace di regolare gli equilibri tra le diverse dimensioni dell'essere, perché ne ha visto i confini. Scopo del viaggio esplorativo è ottenere una nuova visione delle cose che ne consenta una migliore amministrazione; la transe non è un riferimento di pura speculazione, ma un rito che mira a una efficacia reale sulla dimensione ordinaria della coscienza e la sua utilità sociale consiste nell'acquisire informazioni che consentono una trasformazione della realtà quotidiana. 
L'accentuato interesse e la rinnovata attenzione ai fenomeni di transe nasce forse dall'insofferenza per la dimensione quotidiana della società universale, si tratta, della ricerca di nuovi equilibri per risolvere le fratture sociali e personali, causate dall'appiattimento di una sola dimensione. 

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