L'aura. Storia dell'aura. Dal cervello al terzo occhio

L'aura

Storia dell'aura

Dal cervello al terzo occhio



Successivamente il cervello assolverà completamente alla funzione di trasformazione: è la comparsa del terzo occhio, il nuovo occhio riflessivo grazie al quale si realizzerà in una nuova totalità la sintesi delle due opposte visioni del mondo. Quella dell'universale e quella del particolare, quella temporale e quella spaziale e infine quella intuitiva dei simboli e quella razionale dei segni, che sembra ci provengano proprio dai due opposti emisferi cerebrali. 
Attraverso il terzo occhio l'uomo recupera, la soggettività che conosce se stessa superando la dispersione egoica. L'uomo può così vedere tutto il processo conoscitivo dell'essere lungo il suo divenire, uscendo dal limite spazio-temporale della sua vita personale, ciò che gli consente di realizzare l'immortalità. 
L'uomo è stato finora mortale in quanto è passato da una forma all'altra di quel passaggio, che noi chiamiamo morte. Ma in questi ultimi anni un  numero sempre maggiore di persone riportate in vita dal coma in cui erano cadute in conseguenza di gravi incidenti o malattie, e quindi già morte clinicamente, hanno potuto raccontare le loro esperienze. E queste esperienze avevano sempre delle caratteristiche comuni, indipendentemente da età, sesso, cultura, religione e ambiente. 
Le esperienze comuni sono state riportate e valutate dal 1970 in poi da gruppi, medici e psicologi, riferiscono che nel morire si viene accolti da presenze amorevoli, che il concetto di tempo è completamente diverso, come la visione dei colori, la percezione dei suoni e si entra in un mondo di luce e di amore, per rientrare nel corpo alla fine dell'esperienza. Queste esperienze cambiano profondamente l'atteggiamento nei confronti della morte che i cattolici vedono come una profonda contraddizione: la Chiesa insegna l'eternità ma non accetta che si possa vivere e che si possa entrare in comunicazione con essa. 
La scoperta che cambia l'atteggiamento verso la morte è che quella che viene vissuta come altra dimensione in realtà esiste in contemporanea con questa dimensione che chiamiamo vita umana. Il problema di non percepire. dipende solo dalle difficoltà, di comunicazione, in quanto le lunghezze d'onda sono diverse. 
Nell'antichità veniva lasciato un corredo e in particolare del cibo per i defunti: questo fatto oggi ci può far sorridere, per cui non lo facciamo più perché sappiamo che nell'aldilà non c'è bisogno di materia... ma pretendiamo ancora di vedere con degli occhi materiali un qualcosa che sappiamo essere sottile. 
La dimensione sottile non è separata perché noi ne facciamo parte come di un tutt'uno. E l'uomo diviene immortale nel momento in cui diventa consapevole della sua continuità attraverso la sua trasformazione. E anche il corpo essendo parte di quella totalità diviene imperituro. Tutta l'umanità che si è succeduta lungo le generazioni è già presente in noi anzi, è noi. L'umanità passata è l'umanità presente, in quanto è la forma attuale della conoscenza che si è accumulata nel tempo passato di codice in codice lungo le generazioni in quello che la scienza ha scoperto pochi decenni fa e definito come DNA, e che noi, chiamiamo aura. 
Nessuno muore, perché le forme passate della nostra esistenze scomparse sono in realtà monumenti trasformativi che hanno portato al nostro esserci nel presente. In pratica i tanti <<noi>> passati non esistono più, ma nessuno è morto, si è soltanto trasformato. 

Commenti

Post popolari in questo blog

La Parapsicologia. Storia della parapsicologia. Primo periodo scientifico

Cambiamento e movimento